Di Gabriel Harmetz
Pur essendo nato e cresciuto a Manhattan, ho trascorso tutte le estati della mia vita a Trieste, una città meravigliosa ma che pochi conoscono, non essendo ben collegata con il resto dell’Italia.
Trieste è situata nell’angolo nord-est dell’Italia, a 20 minuti di auto dalla Slovenia.
Mi ricorda un po’ Manhattan in quanto, pur essendo una città di soli 200.000 abitanti, ha subito l’influsso di svariate culture: balcana, austro-ungarica, veneziana, greca ed ebraica, che si sono fuse in un insieme perfetto (ordine austriaco e calore italiano!).
Il simbolo principale di Trieste è la bora, un vento così forte che ai tempi di mia nonna le donne si cucivano dei pesi nell’orlo delle gonne, e attaccate ad edifici e paletti c’erano grosse corde a cui aggrapparsi per non essere trascinati via. D’inverno la bora fa sbattere le onde contro il molo, dove a volte si ghiacciano con un effetto fiabesco.
Agli inverni gelidi e cupi si contrappongono estati calde e allegre, anche perché Trieste è una delle rarissime città dotate di stabilimenti balneari e di numerose baie nascoste in cui rifugiarsi per un tuffo durante l’intervallo del pranzo.
I ragazzi della mia età di solito scelgono il lungomare di Barcola, gratuito e sempre affollatissimo. Si dice che la siepe che lo separa dalla strada sia stata piantata perché la vista delle belle ragazze triestine in bikini tendeva a causare troppi incidenti stradali! 
Best Hotels: Savoia Excelsior, Duchi d’Aosta, or James Joyce
Historic Cafes: caffè degli Specchi, San Marco, Tommaseo
Best Gelato: Gelato Marco
Biografia:
Sono un senior (12th gr) alla Ramaz Upper School di Manhattan e sono completamente bilingue (inglese/italiano).
Sono nato a New York, ma mia mamma è di Venezia e con me ha sempre parlato solo italiano, mentre mia nonna mi mandava spesso pacchi di libri, fumetti e dvd italiani, e ho sempre frequentato campi estivi italiani.
Sono una persona estroversa e amo passare il tempo con i miei (numerosi!!) amici, giocare a basket, suonare la batteria e il pianoforte. Faccio una pasta perfetta al dente!

Then we went to look for two works of graffiti, one by Giorgio Bartocci, and one by Linea Piatta. When we arrived, a couple was leaving their house, located right in front of the graffiti. Being people who live so close to this graffiti, their opinions were very important to understand how graffiti and art impact public spaces. They liked the original work, but not the graffiti that had been drawn over it. If they could change anything, they would remove the yellow graffiti that ruins the original work. After this conversation, we realized that these artists have a responsibility: their art can enhance a space and contribute to the beauty of the place, but also has the potential to ruin it.

Today, I continue traveling to Italy and studying with several renowned dance instructors. Through their guidance, I gained a deeper understanding of the history and significance of Italian dance styles and in turn learned so much about myself. This experience inspired me to write two books that delve into the complexities of Italian dance along with my research: La Danza: Conflict, Passion, and Healing and The Italian Dance Quest. These books serve as educational resources for dancers and enthusiasts interested in learning more about the cultural roots of Italian dance. It was important for me to see books on Italian dance to feel represented.
