Di Artha Abeysinghe,
Quest’articolo racconta un’attività che ho fatto come parte del programma “Princeton in Pisa” alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
La mia amica Sicile ed io siamo andati in giro per Pisa, per scovare e chiedere alle persone le loro opinioni dei grafitti e dell’arte di strada. Il sole non è stato nostro amico oggi…
Il nostro primo incontro è stato con un uomo che stava seduto accanto a una statua di Nicola Pisano ascoltando la musica. Lui ci ha spiegato che si stava riposando, tra una lezione e l’altra. Era uno studente e aveva appena dato degli esami. A lui piaceva la statua e non ne avrebbe cambiato niente – ha detto che era un bel posto per riposarsi. Anche se la statua non era coperta di graffiti, era un luogo importante per renderci conto dell’impatto che le opere d’arte possono avere sullo spazio; la statua lo trasforma in un posto in cui riposarsi.
Poi siamo andati a cercare due due opere realizzate a graffito, una di Giorgio Bartocci, e una di Linea Piatta. Quando siamo arrivati, una coppia stava uscendo da casa sua, situata proprio lì davanti. Essendo persone che abitano così vicino all’opera, le loro opinioni sono molto importanti per capire come i graffiti e l’arte impattino sugli spazi pubblici. A loro piaceva l’opera originale, ma non i graffiti che le erano stati fatti sopra. Se avessero potuto cambiare qualcosa, avrebbero rimosso i graffiti gialli che rovinano l’opera originale. Dopo questa conversazione, ci siamo resi conto che esiste una responsabilità per gli artisti: la loro arte può migliorare uno spazio e contribuire alla bellezza del luogo, ma anche rovinarlo.
Poi abbiamo fatto un giro nei vicoli: i graffiti qui erano meno organizzati, e trasmettevano un senso di ruvidezza e grossolanità. Abbiamo incontrato un uomo che non era di Pisa, ma veniva da Treviso. A lui non piacevano questi graffiti così mal organizzati, e ci ha anche detto che non gli piacevano le scritte, preferiva i disegni. Partendo dall’esempio della sua città, ci ha spiegato come i graffiti con i disegni che si trovano lungo il fiume, a Treviso promuovessero la bellezza del paesaggio, mentre i graffiti scritti nei vicoli di Pisa fossero caotici e distraenti. Successivamente abbiamo anche incontrato una donna che stava facendo una passeggiata con il suo cane, e lei ha detto la stessa cosa.
Alla fine abbiamo deciso di uscire dal centro della città, verso strade suburbane, e abbiamo visto dell’arte lungo i muri. Mentre Sicile ed io stavamo camminando, lei ha notato che non c’erano scritte su queste opere. Io ho proposto una spiegazione: forse la ragione per cui sono costituite solo da disegni è perché questa strada è per lo più percorsa in automobile, quindi gli autisti non hanno tempo per leggere parole, ma solo per vedere i disegni.
Quando siamo arrivati nel centro di questa zona periferica, c’era un gruppo di palazzi decorati con dei disegni. Abbiamo parlato con una donna (che sembrava tedesca) che stava facendo una passeggiata con il cane. A lei piacevano questi palazzi con i disegni, e ha detto “più arte possibile è meglio”:
Alla fine di questa mattinata, abbiamo imparato che l’arte di strada è più complessa di quanto immaginassimo: ci sono delle differenze tra l’arte formata da scritte e quella formata da disegni, così come tra un’opera commissionata e una realizzata illegalmente. È fondamentale la responsabilità dell’artista per decidere come l’arte può cambiare lo spazio.
Biografia dell’autore:
Artha è uno studente a Princeton University che studia l’informatica ma anche pensa di ottenere una minore in italiano. Studia la lingua da otto anni e quest’estate, ha studiato per un mese alla Scuola Normale Superiore di Pisa come parte di un programma di Princeton.