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Skiing in Italy

THE ITALIAN LANGUAGE FOUNDATION / January 4, 2025 / Uncategorized /

By Gabriel Harmetz

Every year, starting in September, the anticipation of our Christmas break makes me smile: the mere thought of heading to the slopes helps me put up with the long hours at school, which I find particularly exhausting in the fall when the sun starts setting earlier and earlier.

I love being involved in planning our ski trips. After carefully evaluating many options, we always end up settling on some ski resort in Italy: powdery snow and beautiful trails are great, but the charming atmosphere of a quaint Italian town with Christmas markets, Italian cuisine and perfect hot chocolate are what makes the experience truly perfect. 

Many of the resorts in Italy are surrounded by dramatic scenery, the Dolomites in particular, located in the North East bordering Austria, include 18 majestic peaks rising above 10,000 feet, and are known for their unique color, which turns pink at sunrise and sundown. The Italian Alps also border with Switzerland and France, with  resorts ranging across the whole width.

In general, the trails are maintained daily to a very high standard and the networks of ski lifts are excellent, particularly the Dolomiti Superski, which counts about 450 lifts through 750 miles of slopes.

Most Italian resorts are very affordable compared to American or Swiss ski areas: from hotels to ski passes, to rentals and lessons, everything is less expensive. As a general rule, there are not too many “weekend warriors” and most people stick to trails that they can handle, making skiing feel a bit safer than in the U.S.

Last, but not least, Alpine cuisine is simply delicious and completely different from the Italian dishes we have come to love in the States: bread or spinach dumplings seasoned with melted butter and sage, half-moon shaped ravioli filled with beets, smoked cold cuts, a variety of unique cheeses, and fabulous desserts. 

Sciare in Italia 

Ogni anno già dall’inizio di settembre comincio a sognare le vacanze di Natale: solo al pensiero delle piste da sci mi sento subito meglio, e riesco a sopportare le lunghe ore di scuola, che trovo sempre più difficili in autunno quando le giornate cominciano ad accorciarsi.

Mi diverto tantissimo a programmare le nostre vacanze. Ad ogni modo, anche dopo aver preso in considerazione una miriade di opzioni, finiamo sempre per scegliere una qualche località sciistica in Italia: neve bianca come zucchero filato e piste panoramiche sono meravigliose di per sé, ma aggiungendo l’atmosfera fiabesca di un antico villaggio alpino con i caratteristici mercatini natalizi, cucina italiana e tanta cioccolata calda densa e fumante, si arriva alla perfezione!

Molti dei comprensori sciistici italiani sono caratterizzati da panorami mozzafiato: le Dolomiti in particolare, situate nel nord-est al confine con l’Austria, includono 18 cime maestose che superano i 3000 metri, famose per il particolare tipo di roccia che si tinge di rosa all’alba e al tramonto.
Oltre che con l’Austria, le Alpi confinano anche con la Svizzera e la Francia, con comprensori sciistici lungo l’intera catena montuosa.

In generale in Italia le piste sono mantenute perfettamente e anche la rete di impianti di risalita è di altissimo livello, in particolare nel comprensorio Dolomiti Superski, che conta circa 450 impianti di risalita per 1200 km di piste.

la maggior parte dei comprensori italiani sono molto convenienti rispetto a quelli americani e svizzeri: dagli alloggi agli ski pass, a noleggi, lezioni e ristoranti, praticamente tutto costa meno.

In generale, le piste dell’Italia settentrionale sembrano anche un po’ più sicure di quelle americane perché si incontrano meno “guerrieri del fine settimana” (weekend warrior: chi non sa sciare ma arriva la domenica e si butta giù per le piste nere a spazzaneve) e gli sciatori tendono a restare su piste al loro livello.

Per finire, la cucina delle Alpi è semplicemente deliziosa e diversissima dai piatti italiani a cui siamo abituati in America: canederli di pane, spaetzle e strangolapreti di spinaci, casunziei ripieni di barbabietole, il tutto condito con burro fuso e salvia; ricchi stufati di carne, affettati affumicati come lo speck, un’infinità varietà di formaggi saporiti, e dolci eccezionali.

Watch 88-year-old Nonna Chiara make Casunziei.

Hanukkah

THE ITALIAN LANGUAGE FOUNDATION / January 4, 2025 / Uncategorized /

By Bianca Harmetz

Chiunque sia cresciuto a New York, non importa in qualche contesto religioso, conosce almeno qualche tradizione di Hanukkah: come minimo ha avuto l’occasione di ammirare la menorah gigante su Fifth Avenue e di assaggiare i latkas, e di notare i bigliettini di auguri di Hanukkah e la carta da regalo con le stelline a sei punte e i candelabri esposta a fianco di quella natalizia nei negozi.

La maggior parte degli italiani invece non hanno mai sentito nominare questa festa, dato che si contano meno di 30mila ebrei in Italia e vivono quasi tutti fra Roma e Milano.

Tuttavia, le comunità ebraiche italiane sono molto antiche: i primi ebrei arrivarono addirittura durante l’Impero Romano, in particolare dopo la caduta di Gerusalemme sotto l’attacco di Tito; altri seguirono molti secoli dopo, dall’Europa Centrale, dalla Spagna e dal Portogallo, dalla Grecia e dalla Turchia, dal Nord Africa, e più di recente (pochi decenni fa) dalla Libia e dall’Iran.

Questo ha prodotto un mix di tradizioni particolarmente eclettico: in particolare le ricette familiari per le festività ebraiche variano molto fra una regione e l’altra, riflettendo le origini delle particolari comunità o famiglie.

La maggior parte di queste ricette hanno come protagonista il fritto, dato che Hanukkah celebra il miracolo of un’ampolla d’olio che inaspettatamente riuscì a far brillare il candelabro del Tempio di Gerusalemme per ben sette notti quando esso venne riconsacrato.

Quando si parla di olio, gli italiani ormai puntano sempre su quello di oliva, anche per le ricette che una volta utilizzavano grassi diversi come quello d’oca.

Anche qui si mangiano le classiche sufganyot (frittelle alla marmellata) e i latkas, ma ci sono svariate alternative, come il pollo impastellato e fritto, il riso all’ uvetta, e molti dolci: dai Precipizi (palline di pasta fritta poi ricoperte di miele, simili ai famosi struffoli) tipici di Ancona e parte dell’Italia Meridionale, alle frittelle di zucca veneziane, alle frittellone piatte dette Sfenz degli ebrei di origine libica, e così via.

Fra gli ebrei romani è poi diffusa una torta di ricotta, la Cassola, poiché il latte è un altro cibo simbolico, che viene associato alla dolcezza e serenità ma che ricorda anche il coraggio di Giuditta, che sconfisse Oloferne dopo averlo fatto addormentare offrendogli numerosi calici di vino e vassoi di formaggi.

La maggior parte di queste antiche ricette sono ormai facilmente accessibili online.

English Translation

If you are born in New York City, whether you are Jewish or not, you are already quite familiar with some Hanukkah traditions: as a minimum, you have admired the giant menorah on Fifth Avenue, tasted latkas, and noticed Hanukkah-themed gift cards and wrapping paper at your local stores. 

In Italy, on the other hand, most people have never heard of this holiday because only less than 30,000 Jews live in the whole country, mostly in Rome and Milan. 

However, Jews have been in Italy since the 2nd century b.C., some arriving directly during Roman times – especially after the fall of Jerusalem to Titus-, others many centuries later from Central and Eastern Europe, Spain, Portugal, Greece and Turkey, North Africa, and lastly (only a few decades ago) from Libya and Iran. 

This has created a very eclectic mix of traditions: in particular family recipes for the Jewish holidays vary a lot from one region to another, depending on where that community mostly originated from. 

Most Hanukkah recipes focus on fried food, because the holiday commemorates the miracle of one small cruise of oil that somehow lasted eight whole nights when the Temple in Jerusalem was rededicated.

When it comes to frying, nowadays Italians tend to choose local olive oil, even for those recipes that originally called for goose fat or other ingredients.

While jelly doughnuts and latkas are always popular, other options are battered and fried chicken, rice with raisins, and many kinds of fried desserts: Precipizi (fried dough balls covered in honey, similar to struffoli) in Ancona and some parts of Southern Italy; Pumpkin fritters in Venice, a large flat fritter called Sfenz among the Jews of Libyan origins, etc. 

Roman Jews also have a ricotta cake, Cassola, since milk is another symbolic food, which we associate with sweetness but also reminds us how heroic Judith defeated Holofernes by first making him sleepy with large servings of wine and cheese.

FRITTELLE DI ZUCCA – Venetian Pumpkin (or Butternut Squash) Fritters

1 pound butternut squash cleaned and diced
2 eggs
grated zest of 2 oranges
¾ cup of sugar and a pinch of salt
1 and ½ cups flour
½ package (8 gr) baking powder
½ teaspoon cinnamon, if liked
½ cup Raisins or Sultanas
Olive oil or other oil for deep-frying, about 3 cups
Confectioner’s sugar, or more granulated sugar, for decorating

Plump the raisins in a cup of warm water.
Place the diced squash in a large platter and cover almost completely, leaving a small opening for the steam to come out, and microwave on high for 10 minutes or until very tender.
Place the cooked squash in a food processor with the sugar, salt, cinnamon, orange zest, and zest and process till smooth.
Drain and dry the raisins, and add them to the mix.
Transfer to a large bowl and gradually add the flour (sifted with the baking powder), using an electric or manual whisk.
In a frying pan, heat the olive oil to 350° (you can test it by dropping a small piece of bread in the oil: if bubbles form around the bread, the temperature is right). Take the batter with a tablespoon, filling it to about ½, and push the batter into the oil with your index finger or using two spoons. Fry in 2 or 3 batches until golden all over, turning to cook evenly. Remove with a slotted spoon and transfer onto a platter lined with several layers of paper towels. Sprinkle with

Pronomi italiani complicati

THE ITALIAN LANGUAGE FOUNDATION / January 4, 2025 / Blog, Italian Translation, Students /

English Translation

Mia mamma, che è nata e cresciuta in Italia, ci parla quasi sempre in italiano, i nostri genitori ci portano in Italia almeno due volte all’anno. Inoltre frequento centri estivi in Friuli VG, nel Veneto e in Toscana tutti gli anni fin da quando ero piccola.

Il risultato è che sono bilingue: quando parlo in italiano non ho nessun accento e so coniugare correttamente anche i verbi più complessi.

Tuttavia in italiano ci sono un paio di punti veramente OSTICI di grammatica che ci ho messo anni a padroneggiare, perché sono davvero ardui per chi è di madrelingua inglese. A dire il vero non mi sembra che mio fratello abbia incontrato le stesse difficoltà, forse perché essendo il primogenito mia mamma gli ha parlato e letto di più quando era piccolo. Io invece chiacchieravo e giocavo soprattutto con LUI da piccina, e lui mi parlava sempre in inglese e non in italiano (tecnicamente tutti i miei errori di grammatica sono quindi colpa sua 😉)

In particolare la cosa che mi ha sempre fatto un sacco di confusione è la particella NE (ne, e non né, che vuol dire semplicemente “neither” and “nor”.)

Utilizzare questa particella non viene assolutamente naturale a me e alla maggior parte degli americani, perché in inglese non esiste un’espressione equivalente.

NE significa “ di essi/e”, o “ di essa/o”, cosa che in inglese di solito non specifichiamo proprio.

Ad esempio se qualcuno ci chiede quanti fratelli abbiamo, rispondiamo “NE ho due” (di essi, di fratelli), mentre in inglese diremmo solo “ho due” (“I have two”.)

O alla domanda “ hai mangiato del pane?” si potrebbe rispondere “NE ho mangiato un pezzetto” (di esso /di quel pane), ma in inglese si risponderebbe solo “I hate some”.

NE può anche significare “a proposito di” (un argomento), come in “non NE so niente” (I know nothing ABOUT IT) o “NE sono sicuro” (I am certain OF IT.)

Se tutto questo vi sembra già complicato, aspettate che vi spieghi la combinazione CE N’ è (ce ne è)… state attenti che vi esplode il cervello 🤯

Prima di tutto forse vi siete già familiarizzati con la particella CI, che in questo caso significa “lì”e “là” (there), ma non quando segue il verbo (nel qual caso si dice appunto “lì”e “là”, come nell’esempio “ il libro è lì”.

Si dice CI quando “there” viene PRIMA del verbo: “ sul tavolo CI sono tre libri”.

Tra parentesi , la particella CI può voler dire anche un sacco di altre cose, ma per ora vi risparmio…

Comunque siete pronti? Che ora arriva il peggio 😈

La particella CI viene abbreviata in C’ quando il verbo che la segue inizia con una vocale, e quindi “ c’è un libro”, e “ c’era un libro” (there is/was a book), e addirittura si trasforma in CE prima della particella NE!

Poi la ciliegina sulla torta è che anche NE viene abbreviato quando precede una vocale, diventando N’

Non sto scherzando! 🤣 Vi avevo detto che è difficile!

Quindi si dice:
CI sono due libri
ma…
C’è un libro
e
CE NE sono due
CE N’è uno solo
Non CE N’ERANO più
Eccetera…

È tutto per oggi, mi rendo conto che è faticoso, ma NON MOLLATE (Don’t give up!)

Bianca

Bianca is an 11th grader at Ramaz Upper School in NYC. She loves reading fiction and listening to Shawn Mendes and Tate McRae. Her favorite subject is science and she plans on studying chemistry in college, followed by an apprenticeship in Florence or Grasse because her dream job is creating perfumes.

Tricky Italian Pronouns

THE ITALIAN LANGUAGE FOUNDATION / January 4, 2025 / Blog, Students /

Traduzione italiana

My mom, who was born and raised in Italy, speaks Italian with us most of the time, and our parents take us to Italy at least twice a year. I have also been attending summer camps in Friuli, Veneto and Tuscany since I was a preschooler.

As a result, I am fully bilingual: when I speak Italian, I have no foreign accent and I conjugate even complex verbs correctly.

However, there are a couple of TRICKY points of Italian grammar that took me years to master, because they are very challenging for English speakers. Honestly, my brother never seemed to have an issue with them, maybe because as the first born child he spent more time being spoken and read to by my mom when he was little. I, on the other hand, would chat and play with HIM when I was a toddler, and he would speak to me in English, not Italian (so let’s just blame all my grammar mistakes on him 😉).

The one thing that used to drive me CRAZY is the particle NE. (ne, and not né, which just means “neither” or “nor”) Using this pronoun does not come natural to me or to most Americans, because we simply don’t have an equivalent for it. NE means “of them”, or “of it”, which is something we don’t often say in English.

For example, if someone asks you how many siblings you have, and you reply “I have two”, in Italian you would say “ NE ho due” (I have two OF THEM). Or if you ask “did you eat some bread?” One might reply “NE ho mangiato un pezzetto” (I ate one small piece OF IT), while in English they would simply say “I ate one small piece.”

NE can also mean “about it”, as in “non NE so niente” (I know nothing ABOUT IT), or “NE sono sicuro” (I am certain OF IT).
If this sounds hard, wait until I tell you about the combination CE NE, and even worse, CE N’È (ce ne è)… get ready for your brain to explode 🤯 .

First of all, you may already be familiar with the Italian particle CI, which basically means “THERE”, but not when it follows the verb (in that case it is lì, or là, as in “il libro è lì”).

We say CI when it (there) comes BEFORE the verb: for example, “sul tavolo CI sono tre libri” (there are three books on the table).

Now… are you ready? It gets worse 😈

The particle CI is abbreviated into C’ when the verb that follows begins with a vowel, as in “c’è un libro” or “c’era un libro” (there is/was a book), and it even becomes CE before the particle NE! The cherry on the cake is that NE also gets abbreviated into N’ before a vowel.

I’m not kidding 🤣 I told you it was hard!

We say:

CI sono due libri
But
C’È un libro
But
CE NE ho due.
CE N’È uno solo.
Non CE N’ERANO più, etc.

That’s all for today, I know it’s challenging but… NON MOLLARE (don’t give up!).

Bianca

Bianca is an 11th grader at Ramaz Upper School in NYC. She loves reading fiction and listening to Shawn Mendes and Tate McRae. Her favorite subject is science and she plans on studying chemistry in college, followed by an apprenticeship in Florence or Grasse because her dream job is creating perfumes.

Musica natalizia in Italia

THE ITALIAN LANGUAGE FOUNDATION / December 18, 2024 / Blog, Entertainment, Italian Translation /

English Translation

Zampognari italiani? Veramente?

Non sappiamo mai quando scopriremo un accordo comune con gli altri, soprattutto con una tradizione culturale musicale condivisa. Cuando ho abitato come una piccolina raggazza a Bari e Napoli nella bella Italia, una delle mie canzoni preferite di Natale era Tu Scendi Dalle Stelle”—“Tu Scendi Dalle Stelle.” È commovente condividerlo con gli amici qui negli Stati Uniti, che sono cresciuti cantando la stessa canzone nei programmi di Natale nelle chiese e nelle scuole.

Il mio primo legame con questa canzone adorabile e cadenzata (e il “Tu”, come sapete, si traduce nella seconda persona familiare, che connota una relazione calorosa e speciale con il bambino Gesù, invece di usare “Lei”, il piu formale seconda persona), è stato nella nostra famiglia presepio, la scena del presepe. Faceva parte dell’esposizione una statuina di uno zampognaro, un pastore, con un agnello. Non mi sembrava strano che una delle figurine fosse un pastore. Nel periodo natalizio molti pastori di montagna accorrevano a Roma, Napoli, e Bari e suonavano più e più volte “Tu scendi dalle stelle” agli angoli delle strade, deliziando i passanti. Clicca qui per i veri zampognari che suonano a Bari.

Alcuni dicono che questa sia la prima canzone di Natale scritta in dialetto e in italiano da un prete napoletano, Sant’Alfonso dei Liguori, nella città di Nola. La tradizione vuole che sia stato ispirato dalla canzone popolare napoletana “Quanno nascette Ninno a Bettlemme/Era nott’e pareva miezo journo” (Quando nacque il bambino a Betlemme/era notte ma sembrava mezzogiorno).

Non possiamo immaginare un Natale italiano senza il suono delle cornamuse. Ovunque, dalle città ai villaggi collinari, gli Zampognari continuano la tradizione del suono festivo della cornamusa per Natale. La storia dice che i suonatori di cornamusa erano pastori che scendevano dalle loro case di montagna nel periodo natalizio per esibirsi per i cittadini e guadagnare un po’ di reddito extra. 

Ciò che hanno veramente realizzato e sono riusciti a fare è stato creare una bellissima tradizione con una canzone natalizia significativa che gli scolari cantano in quasi tutte le comunità, scuole, e chiese italiane e italo-americane e che ricordano per tutta la vita.

Clicca qui per la canzone e la traduzione.

Tu Scendi Dalle Stelle:

1.Tu scendi dalle stelle,
O Re del Cielo,
e vieni in una grotta,
al freddo al gelo.

O Bambino mio Divino
Io ti vedo qui a tremar,
O Dio Beato
Ahi, quanto ti costò
l’avermi amato!

2.A te, che sei del mondo
il Creatore,
mancano panni e fuoco;
O mio Signore!

Caro eletto Pargoletto,
Quanto questa povertà
più mi innamora!
Giacché ti fece amor
povero ancora!

Author of over thirty traditionally-published books for young readers, Margo Sorenson spent the first seven years of her life in Spain and Italy, devouring books and Italian food and still speaks (or tries!) her childhood languages. Her most recent Adult/Young Adult novel, SECRETS IN TRANSLATION (Fitzroy Books, October 2018), takes place in Positano, with heroine Alessandra, whose being able to speak Italian helps  her to feel at home in Italy, once again—and solve a mystery that threatens those she loves—but not at Christmas! For more information on ordering SECRETS IN TRANSLATION and Margo’s other books, such as picture book SPAGHETTI SMILES and AMBROSE AND THE PRINCESS, (do you see an Italian trend, here? 😉)

Please visit Margo’s website at www.margosorenson.com.

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